La Risonanza Magnetica Nucleare della mammella
è l’indagine diagnostica consigliata per lo studio del tumore della mammella anche in donne giovani ad alto rischio. (Grazie alla convenzione con il SSR l’esame è eseguibile sia in strutture pubbliche sia in strutture private accreditate).
La mammografia infatti è il test diagnostico consigliato a partire dai 40 anni per appurare la natura di un nodulo sospetto, addensamenti o microcalcificazioni alla mammella in quanto garantisce in modo sensibile e affidabile l’identificazione di tumori di qualsiasi dimensione.
Nella prevenzione del cancro al seno, attualmente, assieme alla Risonanza Magnetica Nucleare della mammella, è possibile sottoporsi anche alla risonanza magneticanucleare.“La risonanzamagnetica nucleare mammaria è una delle indagini diagnostiche per lo studio del tumore della mammella” spiega il dott. Marcello Viterbo, medico radiologo e direttore sanitario dello Studio Radiologico “Viterbo – Di Carlo srl”, centro all’avanguardia a livello regionale per tecnologia e professionalità e primo nella provincia barese a eseguire la Risonanza Magnetica Nucleare (RMN).
Tale tecnica “mette in evidenza focolai di ‘neo-angiogenesi’ che il tumore crea per il suo ‘nutrimento’nella ghiandola mammaria. Per questo motivo – prosegue – si deve eseguire l’esame con il mezzo di contrasto che viene captato in questi focolai manifestandosi all’esame diagnostico di RMN come punto di rapida ‘impregnazione’ e di rapida ‘sparizione’. Possiamo, quindi, affermare che – aggiunge – se non ci sono focolai di impregnazione del mezzo di contrasto, con le caratteristiche suddette, non c’è tumore, dopo che la mammografia ha escluso la presenza di microcalcificazioni maligne per le quali la RMN non è indicata”. Nella pratica clinica la risonanza magnetica nucleare è consigliata “per tipizzare – spiega il dott. Viterbo – una lesione nodulare dubbia alla mammografia e all’ecografia” quando la biopsia può risultare difficoltosa o la paziente non voglia sottoporsi.
“Per escludere la presenza di lesioni multifocali e multicentriche in tumore già diagnosticato alla mammografia, quando – specifica – la donna ha un seno cosiddetto ‘denso’ radiologicamente per cui altre lesioni più piccole potrebbero non essere evidenti; nella terapia neoadiuvante (quando il tumore è troppo grande e si deve ridurre con la chemioterapia prima dell’intervento) per controllarne la risposta”.
Di grande rilievo è anche la sua funzione “nello screening mammario delle donne giovani ad alto rischio, per le quali la mammografia – chiarisce lo specialista
– sembrerebbe, addirittura, controindicata perché le radiazioni ionizzanti indurrebbero, in una percentuale più alta, il tumore mammario”. Per sottoporsi alla risonanza magnetica nucleare lo specialista senologo deve aver accertato l’indicazione clinica. L’esame viene eseguito in convenzione con il SSR (Servizio Sanitario Regionale) sia in strutture pubbliche sia in strutture private accreditate. In queste strutture “dopo aver compilato il modulo informativo e il consenso informato per le indagini di RMN con mezzo di contrasto, l’utente viene adagiato sul lettino dell’apparecchiatura, in posizione prona sulla bobina mammaria e si introduce nel gantry, avendo già pronto il liquido di contrasto paramagnetico di circa 15 ml da introdurre in vena con l’iniettore automatico. L’indagine propria – conclude il dott. Viterbo – ha una durata di circa 6 minuti. Il software dell’apparecchio in quei 6 minuti ha ‘sezionato’entrambe le mammelle prima e dopo il mezzo di contrasto per la valutazione di una eventuale presenza di lesioni patologiche”.
La Risonanza Magnetica Nucleare della mammella è sconsigliata solo in presenza di pace maker o claustrofobia.